(Replica all’articolo pubblicato sul magazine Winemag.it il 14 Gennaio 2021, a firma di Davide Bortone)
Con il vino le opinioni diventano malleabili e saltano i freni inibitori. Lo sostiene Platone nel celebre Simposio e con lo stesso approccio filosofico l’editorialista di Winemag, Davide Bortone, ha affrontato la protesta di Coldiretti Avellino in merito all’assenza dei vini irpini nelle stazioni autostradali. Colto da irrefrenabile ricerca dei limiti e proteso verso l’ermeneutica della finitudine, come direbbe Kant, il direttore del magazine online ha finanche commentato l’articolo con un fotomontaggio dove mi ritrae nelle simpatiche vesti di un barista dell’autogrill.
Provo a spiegare un passo alla volta quello che abbiamo fatto e quello che l’editorialista non ha compreso.
Anzitutto le nostre dichiarazioni non devono essere confermate se già pubblicate su autorevoli quotidiani come il Corriere del Mezzogiorno, dove un’altra penna esperta ha trovato interessante la nostra proposta, senza scandalizzarsi. Ma evidentemente non ha bisogno di visibilità attaccando la Coldiretti.
Siamo partiti da un dato oggettivo: nei sei autogrill che attraversano il territorio provinciale di Avellino non c’è una goccia di vino dell’Irpinia. Il buon Bortone ci dice che gli autogrill sono dei discount, presso i quali i prodotti di eccellenza verranno irrimediabilmente mortificati da prezzi e meccanismi di vendita inadeguati. Lo stesso discorso andrebbe dunque esteso a tutti i reparti vino della grande distribuzione. Pertanto il salace editorialista invita tutti i vini a denominazione d’Italia ad abbandonare questi luoghi di perdizione e a concentrarsi esclusivamente sull’enoteca Pinchiorri di Firenze e simili. Come strategia di marketing non è niente male, peccato che nella grande distribuzione e negli autogrill passino milioni di cittadini e di turisti che magari quei vini vorrebbero acquistare.
Noi non abbiamo mai parlato di prezzo, perché il prezzo lo fa il mercato, ma di promozione e di visibilità di un prodotto. A tale proposito abbiamo invitato - e non accusato, come scrive erroneamente - la Camera di Commercio, il Consorzio di Tutela e gli enti territoriali, a condividere una battaglia per la valorizzazione del vino. E guarda caso, proprio all’ingresso di detti autogrill c’è un’enorme mappa dove si invita a visitare quel territorio, comprese le strade del vino. Ma per la nostra raffinata penna prestata ai calici queste azioni promozionali sono roba da plebei, incapaci di cogliere il valore del vino, per cui bisogna uscire a Firenze Sud e recarsi all’enoteca Pinchiorri.
Gli interrogativi eclatanti andrebbero posti a chi si chiede se conosciamo i meccanismi di selezione dei vini del gruppo Autogrill. Meccanismo per il quale, secondo il nostro fine analista internazionale, possono salire sugli scaffali le Docg di Piemonte, Veneto e Abbruzzo, persino qualche doc della provincia di Benevento, ma giammai i vini dell’Irpinia.
Coldiretti Avellino non ha alcun interesse a spingere le vendite su un canale non specializzato, ma ha tutto l’interesse a spingere le vendite dei vini d’Irpinia, che comprendono anche le Doc e non solo le Docg. Se questo è una colpa, caro Bortone, siamo colpevoli. Ci hai scoperti! I vini vogliamo mostrarli e non nasconderli…
Noi continuiamo e continueremo a ritenere assurda l’assenza dei vini Irpini in punti di passaggio, che non sono solo gli autogrill. Ma la critica del “ben altro” è un classico della retorica. Un’azione di marketing territoriale non parte e non si esaurisce solo con le stazioni di servizio, ma certi fenomeni sono il termometro con cui si misurano le dinamiche di un comparto. Tanto è vero che abbiamo ricevuto apprezzamenti da tante cantine irpine, aziende abituate ad esportare in tutto il mondo.
Francesco Acampora, presidente Coldiretti Avellino