Nei primi tre mesi di quest’anno le importazioni di tartufo dall’estero sono passate a 4200 chilogrammi, quasi il doppio rispetto ai 2200 chili arrivati nello stesso periodo del 2011 (Fonte ISTAT). Da qui la necessità di vigilare contro le truffe che mettono a rischio la salute dei consumatori e il lavoro dei veri tartuficoltori.
Ben vengano dunque le operazioni svolte a tutela del Made in Italy, come quella condotta dai Nuclei anti sofisticazione che ha portato al sequestro di 300 chilogrammi di tartufi africani di specie molto comune e di nessun pregio che venivano trattati con oli e aromi sintetici e poi rivenduti a ristoranti e negozi come tartufo bianchetto italiano, pregiato tubero il cui valore di mercato oscilla tra i 180 e i 700 euro al chilo.
La raccolta dei tartufi coinvolge, in Italia, decine di migliaia di professionisti impegnati, insieme all'amico più fedele dell'uomo, a rifornire anche negozi e ristoranti con prodotti che alimentano un business comprensivo di indotto stimato in oltre mezzo miliardo di euro per una specialità venduta fresca, conservata o trasformata. La ricerca dei tartufi svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose sagre e fiere organizzate in suo onore.
Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell'albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la querciail tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.
In Campania uno dei tartufi più pregiati è il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino, detto Tuber Mesentericum, vale a dire “ripiegato”, presenta una forma abbastanza regolare e un colore nero o brunastro. La polpa è di colore giallastro, marrone o grigio bruno con venature chiare e andamento a labirinto, il profumo è caratteristico e ricorda il bitume o l'acido fenico, il sapore è leggermente amarognolo.
La raccolta del tartufo nero di Bagnoli avviene dall’autunno alla primavera, periodo in cui si avvicenda con lo scorzone estivo, che matura da maggio a settembre. Questa insuperabile prelibatezza è un tesoro gastronomico della nostra regione, un eccellente esempio di biodiversità che testimonia come la Campania sia ancora una terra fertile e produttiva, un patrimonio da non dimenticare e tutelare.