Il ritrovamento di carne di cavallo in un campione di lasagne è la conferma della necessità di una etichettatura chiara e trasparente dei prodotti alimentari. Lo afferma Coldiretti Campania alla luce del rinvenimento da parte dei Nas di carne di cavallo in un prodotto surgelato della ditta “Primia” di san Giovanni in Persiceto (Bologna).
La mancanza di trasparenza – sostiene Coldiretti – alimenta la diffidenza dei cittadini, colpiti dai numerosi scandali alimentari degli ultimi anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nella lasagne, uno dei prodotti alimentari che contraddistinguono l’enogastronomia napoletana e campana in generale.
In Italia – ricorda Coldiretti – lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente, ma lo scandalo della carne di cavallo ripropone l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione piu’ trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi ad esempio nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo.
L’etichetta di origine rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina.
Attualmente l’Unione Europea temporeggia sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti che il 71% dei cittadini comunitari ritiene invece importante conoscere. La Commissione Ue, su richiesta degli Stati membri, ha deciso solamente di anticipare ''all'estate o all'inizio dell'autunno'' la presentazione del rapporto, previsto per fine anno, sull'etichettatura della carne lavorata e dei prodotti che la contengono.
Di fatto questo significa che - sottolinea la Coldiretti - ci vorranno ancora anni prima di una eventuale entrata in vigore delle nuove norme nonostante lo scandalo della carne di cavallo abbia dimostrato concretamente il forte ritardo della legislazione europea di fronte ai rischi di frodi commerciali causati dalla globalizzazione dei mercati. Si tratta di una inutile perdita di tempo che va incontro alle pressioni esercitate dalle lobby che fanno affari nella mancanza di trasparenza come ha dimostrato - sottolinea la Coldiretti – il giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti.
Un meccanismo che - precisa la Coldiretti - rende difficile risalire all’origine delle contaminazioni sia per le multinazionali che per le piccole aziende, che dovrebbero invece valutare concretamente l’opportunità di risparmiare sui trasporti per acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65 per cento si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 per cento da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 per cento da uno industriale.