Con le mozzarelle fatte con latte o addirittura cagliate straniere, le importanti operazioni dei carabinieri dei Nas che stanno mettendo in luce pratiche produttive dannose per consumatori e imprese, confermano l'allarme che è venuto dai presidi degli allevatori ai porti e ai valichi dove è stato verificato un inquietante transito di sottoprodotti di latte ed altre produzioni agricole, ma anche un commercio ambiguo di cibi che attraversata la frontiera rischiano di essere spacciati come italiani. E' quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere ringraziamento per l’operazione ai Carabinieri dei Nas che hanno posto sotto sequestro un caseificio che impiegava latte in polvere e materie prime scadute per confezionare mozzarelle, vendute come prodotti dop, e formaggi. I controlli dei Nas, evidenziano produzioni anche con l’utilizzo di materie prime non consentite, quali amido e fecola di patate (per addensare il prodotto), caseina e latte in polvere.
In Italia giungono annualmente, importate da circa 30 paesi, 86 milioni di quintali di latte, cagliate, formaggi ed altri derivati che diventano magicamente Made in Italy. Di questa massa di prodotto, a fronte di una produzione locale di latte di 3.532.000 quintali, in Campania arrivano, quantitativi pari 4.746.137 quintali di latte utilizzati in latte a lunga conservazione, latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori.
Dietro queste cifre si nasconde l'inganno e per questo – rileva la Coldiretti - è importante l’intensificazione dei controlli ma anche l’approvazione del decreto sostenuto dalla mobilitazione della Coldiretti e presentato dal Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia che introduce l’obbligo di indicare l’origine in etichetta per latte e derivati ma vieta anche l’impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi.
Per il latte, così come per ortofrutta e altre produzioni agricole va tutelata – afferma il direttore della Coldiretti Campana, Vito Amendolara, l’irripetibile qualità e sicurezza delle nostre produzione agricole ed agroalimentari Made in Italy, messe a rischio da importazioni incontrollate e ingannevoli di prodotti che poi vengono venduti come fossero italiani, ma senza l’indicazione dell’origine in etichetta.
Oggi – evidenzia la Coldiretti - due cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere all’insaputa dei consumatori e mentre il prezzo del latte riconosciuto ai nostri allevatori non copre neppure i costi di produzione con gravi ricadute sui redditi aziendali. Altrettanto anche per l’ortofrutta le importazioni si sono incrementate dall’inizio dell’anno del 10 % mentre le pesche, le nettarine e gli ortaggi locali restano invendute nei campi con tagli dei prezzi del 70-80 %.
Un fenomeno che va messo in trasparenza a garanzia, insieme alla realtà produttiva italiana, dei consumatori per consentire loro di essere informati sull’ origine dei prodotti ed essere messi nelle condizioni di effettuare acquisti consapevoli. Si tratta di una vera e propria battaglia comune per avere regole certe, trasparenza, sicurezza, qualità, tutela del made in Italy, nell’interesse non solo del mondo agricolo, ma di tutto il Paese che va sostenuta, comunque, anche con un atteggiamento proattivo dei consumatori che devono chiedere l’indicazione dell’origine sul prodotto che acquistano – spiega il presidente di Coldiretti Campania, Gennarino Masiello
Nel decreto si stabilisce chiaramente - precisa la Coldiretti - che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri ma regolamenta anche l’impiego di semilavorati industriali (cagliate) nella produzione di formaggi e mozzarelle che dovrà essere indicato in etichetta.
Nel 2008 – ricorda Coldiretti - ha raggiunto un totale di quasi159 milioni di euro il valore dei cibi e delle bevande sequestrate dai carabinieri dei Nas nella lotta contro le frodi e le sofisticazioni grazie alle 27.633 ispezioni effettuate. Il maggior numero di arresti si è verificato nel settore degli oli e grassi con 41 persone interessate, seguito dalla ristorazione ( 6 in manette) e dalle carni e dagli allevamenti (2). Per quanto riguarda i sequestri – sottolinea Coldiretti -, i settori maggiormente interessati sono quelli delle carni e degli allevamenti col 32 per cento, delle conserve alimentari con il 31 per cento del valore sequestrato, dei vini e degli alcolici con il 16 per cento, del latte e derivati con l' 11 per cento e della ristorazione con l'uno per cento del valore sequestrato.