12 Dicembre 2008
CONVEGNO:COLDIRETTI SOLLECITA I PIANI DI BONIFICA

Ripulire il territorio della nostra regione, recuperare le zone più degradate e sospendere, definitivamente, il commissariato alle bonifiche il 31 dicembre 2008. E’ questo il diktat della Coldiretti che ieri mattina a Napoli, al convegno “Un gesto d’amore per la nostra terra” ha chiesto, con forza, di ritornare alla gestione ordinaria.
Al convegno, organizzato da Coldiretti all’hotel Ramada, sono state presentate anche tecnologie innovative: dall’impiego del compost in operazioni di bonifica ambientale fino alle tecniche geofisiche per l’individuazione di depositi sotterranei di rifiuti e di discariche sepolte.
“Siamo l’unica regione in Italia – ha spiegato Vito Amendolara, direttore Regionale Coldiretti Campania – ad avere tutte le pre-condizioni necessarie per partire con le bonifiche: a cominciare dalla definizione di un piano regionale fino alle risorse Comunitarie, che potranno essere utilizzate solo con il recupero della gestione ordinaria del territorio. Esattamente un anno fa, grazie alla petizione popolare un gesto d’amore per la nostra terra, promossa insieme all’Osservatorio Campano per il Territorio e l’Ambiente, abbiamo ottenuto un notevole incremento delle risorse (dai 70 milioni previsti agli attuali 861), appostate sull’asse I del Programma Operativo Fesr, in favore dell’obiettivo specifico 1 a, in cui si pianificano le scelte per il risanamento dei comparti ambientali”.
La Coldiretti, che è da anni in prima linea sul fronte delle bonifiche, si batte anche per promuovere la cultura del territorio e per eliminare, in Campania, discariche e termovalorrizatori. Per risolvere, definitivamente, la crisi dei rifiuti. “Solo attraverso il ripristino di un territorio bonificato – ha concluso Amendolara – è possibile creare sviluppo nell’economia campana. Permettendo così alle imprese, solo in Coldiretti se ne contano 50mila, di produrre un’agricoltura di qualità”. Che resta a rischio in tutte quelle zone dove la criminalità organizzata ha contaminato il suolo. Per l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini: “Bonificare il territorio è la vera sfida della Regione Campania. La qualità dei prodotti tipici, di cui vantiamo in tutto il mondo primati di eccellenza, è a rischio e con essa anche la salute dei consumatori. La Regione Campania è pronta a rientrare, dal primo gennaio prossimo, in un regime ordinario per quanto riguarda le bonifiche. Occorre recuperare la qualità agraria dei terreni per rendere le imprese davvero competitive”.
Il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Paolo Russo dice: “Rendere sano un territorio significa permettere alle imprese agricole e non solo di fare sviluppo. D’altro canto l’esperienza fallimentare del Commissariamento non ha dato risultati positivi neanche in Puglia o in Calabria”. In Campania però – ammonisce Russo – “non possiamo permetterci di bonificare seguendo il modello di Bagnoli. I fondi previsti, all’incirca un miliardo di euro, dovranno essere utilizzati lavorando in sinergia con Ricerca, Atenei e Università”.
Coldiretti Campania, che nel 2005 ha dato vita all’Osservatorio Campano per il Territorio e l’Ambiente, l’unica esperienza in Italia di coordinamento stabile tra 21 associazioni ambientaliste, dei farmacisti, dei medici e dei consumatori, ha messo in campo alcune tecnologie non esaustive e risolutive per la miriade di problemi campani, ma di sicuro utilissime per supportare, concretamente, la popolazione campana.
“Recuperare il compost, da utilizzare come fertilizzante - ha spiegato durante il convegno  Giovanni Vallini, dell’Università degli Studi di Verona – è la strategia da adottare in Campania, dove lo smaltimento illegale dei rifiuti è cresciuto in maniera esponenziale”. “I controlli contro i crimini ambientali – ha sottolineato dal canto suo Donato Ceglie, pm della procura di Santa Maria Capua Vetere – stanno dando i loro frutti, ma occorre darsi delle regole e dei programmi per poterle rispettare”.
Rifiuti tossici e industriali sono stati spesso rinvenuti sepolti sotto lastre di cemento. “La Campania – ha spiegato Marco Marchetti, dell’Istituo Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – è la regione dove abbiamo effettuato il maggior numero di interventi, soprattutto nel Casertano. Le tecniche di geofisica ambientale, che utilizziamo già da 14 anni, ci permettono di monitorare costantemente il territorio rinvenendo siti ad alto rischio. Non possiamo  dimenticare che la vera emergenza di questa regione rimane, ancora, quella del sottosuolo”.   
 

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