In base a dati di Coldiretti Impresa Pesca a partire da Ismea (periodo gennaio-novembre 2013, gli ultimi disponibili), vi è stato un calo significativo dei consumi del pesce.
Se in media la riduzione è del 20% in valore, le tipologie più colpite risultano alici (-20%), spigola-branzino (19%), naselli (12%), ma anche molluschi e bivalvi come calamari (- 17%) e cozze (-15%).
In Italia il consumo di pesce è arrivato a 25 kg nel 2009, partendo dai 12 kg nel 1961. Un miglioramento progressivo delle abitudini degli italiani, sempre più consapevoli dei benefici del pesce per la salute, che sembra però a rischio-in base ai più recenti dati- che suggeriscono un calo fino ai 20 kg pro capite all’anno, ben inferiore a Spagna (49 kg pro capite all’anno) Francia (33 kg) o Portogallo (60 kg).
Da sottolineare come oltre al pesce fresco, il calo dei consumi riguardi anche il surgelato (meno 8%). Una crisi che colpisce anche la frutta, se è vero che (in base ai dati Centri Servizi Ortofrutticolo) i consumi tra gennaio e novembre 2013 sono calati del 2% in quantità e del 3% in valore rispetto al 2012. Il calo è stato del 3%-5% per arance, kiwi, mele, patate e pomodori e addirittura del 10% per le pere.
Pesce, centrale per la dieta mediterranea
Il consumo di pesce non va considerato come voluttuario o edonistico: infatti l’assunzione di proteine ittiche garantisce non solo aminoacidi essenziali, ma anche preziosi acidi grassi omega 3 (acido docosaesaenoico, DHA e eicopentaesaenoico, EPA), che non possono essere assunti in nessun altro alimento. Infatti gli omega 3 vegetali (acido linolenico, ALA), sebbene preziosi, non sembrano svolgere le stesse funzioni protettive per le membrane cellulari come gli omega 3 da pesce.
Gli italiani si allontanano così dal mantenimento dei Valori di Assunzione consigliati (DRV) per DHA ed EPA, stabiliti rispettivamente a 100 mg e 250 mg su base giornaliera, forniti ad esempio, da una porzione di spigola, di orata ma anche- e addirittura in maggiori quantità, dal “pesce azzurro” (alici, sarde, sardine e sgombro meglio se freschi).
Omega 3 che non a caso, sono stati riconosciuti dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare nel 2005 e nel 2009 poter vantare proprietà positive.
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DHA per 100 grammi di pesce (mg) |
EPA per 100 grammi di pesce (mg) |
| Alici fresche |
520 |
270 |
| Spigola |
200 |
480 |
| Nasello |
150 |
50 |
| Tonno sott’olio |
170 |
320 |
| Orata |
950 |
290 |
| Trota |
500 |
150 |
Le imprese: come promuovere meglio il pesce?
Per meglio veicolare ai consumatori il pregio commerciale e nutrizionale del pesce, ricordiamo che diversi prodotti del pescato possono usufruire delle indicazioni nutrizionali e salutistiche come regolate dal reg. (CE) 1924/2006 e poi recepite dal reg. (UE) 432/2012, in etichettatura, presentazione e pubblicità degli stessi
Si tratta di indicazioni a disposizione di tutti gli operatori, e pertanto non soggette a protezione della proprietà intellettuale. E’ necessario però sincerarsi della quantità minima di omega 3 presenti, o facendo affidamento ai valori generalmente riconosciuti dalle banche dati ufficiali (in Italia, le Tabelle di Composizione degli Alimenti CRA-INRAN) o analisi più puntuali effettuate dagli operatori.
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L'indicazione che un alimento è fonte di acidi grassi omega-3 e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite (in etichetta, presentazione o pubblicità) solo se il prodotto contiene almeno 0,3 g di acido alfa-linolenico per 100 g e per 100 kcal oppure almeno 40 mg della somma di acido eicosapentanoico e acido docosaesaenoico per 100 g e per 100 kcal.
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L'indicazione che un alimento è ricco di acidi grassi omega-3 e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite (in etichetta, presentazione o pubblicità) solo se il prodotto contiene almeno 0,6 g di acido alfa-linolenico per 100 g e per 100 kcal oppure almeno 80 mg della somma di acido eicosapentanoico e acido docosaesaenoico per 100 g e per 100 kcal.
<< l’acido docosaesaenoico (DHA) contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale e al mantenimento della capacità visiva normale>>
Questa indicazione può essere impiegata solo s l’ alimento contiene almeno 40 mg di DHA per 100 g e per 100 kcal. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 250 mg di DHA.
. << l’acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico (EPA/DHA) contribuiscono alla normale funzione cardiaca. >>
Questa indicazione può essere impiegata solo per un alimento che è almeno una fonte di EPA e di DHA come specificato nell’indicazione «FONTE DI ACIDI GRASSI OMEGA-3» (vedi sopra). L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 250 mg di EPA e di DHA.
Intanto, per meglio valorizzare il pesce fresco italiano, Coldiretti Impresa Pesca ha avviato un progetto pilota per vendere il pescato direttamente nei punti vendita di Campagna Amica, su utto il territorio nazionale.