I coltivatori e gli allevatori campani scendono in campo contro le produzioni agricole importate e spacciate come italiane e destinate a finire in tavola senza alcuna informazione e certezza di sicurezza a danno di consumatori e imprese.
A centinaia si sono mobilitati con Coldiretti in piazza dal valico del Brennero al porto di Salerno per “sapere cosa arriva e dove va a finire”. Chi acquista ha il diritto di sapere se quello che compra è veramente fatto in Italia”, “I formaggi si fanno con il latte, non con la polvere” “La qualità della pasta Made in Italy va garantita con il grano italiano”. “Subito l’etichettatura di origine obbligatoria”: questi alcuni degli slogan dei manifestanti Coldiretti che confermano l’esigenza di sempre maggiori e più accurati controlli.
Attraverso il valico del Brennero cosi come dai principali porti in Italia giungono annualmente miliardi di litri di latte, cagliate e polveri all’anno ma anche grano per oltre un miliardo di chili di pasta, decine di migliaia di cosce di maiale per fare prosciutti, pomodori, frutta, verdura ed altri prodotti destinati, attraverso aziende agroalimentari italiane, a finire in tavola senza alcuna informazione ai consumatori - denuncia la Coldiretti campana. Il risultato è che due prosciutti su tre venduti come italiani sono provenienti da maiali allevati all'estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. In particolare per il latte, Coldiretti evidenzia l’incremento delle importazioni che si è avuto nell’ultimo anno, oltre che di latte a lunga conservazione, prevalentemente di prodotti semi-lavorati: cagliate, polvere di latte, caseine e altri con il conseguente rischio per la genuinità e la sicurezza del prodotto italiano. La produzione di latte italiano nel corso dell’anno 2009 si è ridotta rispetto al 2008 a 108.973.000 quintali con un -1,9% a fronte di un aumento delle importazioni nel 2009 a 88.356.566 di quintali con un aumento del 2,9% rispetto al 2008, mentre l’import campano di latte per il 2009 si è attestato con un aumento del 13,45% rispetto al 2008 a 2.137.576 quintali per produzioni equivalenti del latte di circa 5.384.640 quintali importati da circa 50 aziende, da 20 paesi. In prevalenza da Germania, Austria, Francia, ma anche da Romania, Lettonia e Estonia, Lituania, mentre il prezzo corrisposto nelle stalle continua a scendere e quello al consumo continua ad avere incrementi a due cifre. Altrettanto per il grano. Un pacco di pasta su tre – denuncia la Coldiretti - è fatto con grano straniero ma i consumatori non lo sanno perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Un traffico che – continua Coldiretti – favorisce le speculazioni dal campo alla tavola con un chilo di grano che è venduto in Italia, su valori simili a quelli di venti anni fa, al prezzo di circa 16 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,65 euro al chilo, con un ricarico del 1500 per cento”. Secondo i dati Ismea la campagna 2008/09 si è conclusa con prezzi all'origine diminuiti rispetto a quella precedente, del 41% per il grano duro. Una situazione che mette a rischio la coltivazione Made in Italy come conferma il crollo delle semine di grano duro, tenero, orzo e avena, le cui superfici nella campagna in corso sono diminuite del 6 per cento rispetto al 2009, secondo i dati del bollettino Agrit che evidenzia la riduzione degli ettari in un anno da 2,27 a 2,13 milioni.
Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori. Noi ci confrontiamo con il mercato producendo con tutte regole ma siamo insidiati da importazioni che ci danneggiano con un furto di identità e di immagine abusando del valore aggiunto del Made in Italy – afferma il presidente della Coldiretti campana Gennarino Masiello. Coldiretti intende andare fino in fondo per fare chiarezza e creare le condizioni di riconoscibilità della produzione consentendo di distinguere quella delle nostre aziende che hanno scelto la strada della responsabilità e della qualità e quella importata e italianizzata ha detto Masiello.
Lo scandalo della mozzarella blu contaminata prodotta in Germania e venduta in tutta Europa con nomi italiani è la goccia che fa traboccare un vaso pieno di prodotti alimentari stranieri di scarsa qualità spacciati come Made in Italy, a danno dei consumatori e dei coltivatori che chiedono di fare definitivamente chiarezza.
In Italia l'indicazione della reale origine per i prodotti lattiero caseari è obbligatoria solo per il latte fresco, ma - spiega la Coldiretti - non per quello a lunga conservazione, per lo yogurt, i latticini o i formaggi. Per questo va sostenuta in Parlamento l’approvazione del disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato e' già stato ampiamente condiviso sia in commissione Agricoltura che in Aula.
Coldiretti sollecita l’approvazione dell’etichettatura obbligatoria con l’indicazione dell’origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie, ma anche per i formaggi e per la pasta di grano duro e, ancora, sistematici controlli sulla corretta etichettatura dei prodotti ortofrutticoli ed effettuare le analisi delle caratteristiche qualitative e sanitarie su tutte le produzioni agroalimentari importate;
Di fronte ai ritardi dell’Unione Europea nel rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti e a sostegno delle iniziative di legge nazionali, centinaia di allevatori e coltivatori della Coldiretti provenienti da tutte le Province Campane, anche con i loro trattori, hanno animato contemporaneamente ai presidi organizzati alla frontiera del Brennero, il presidio del porto di Salerno in difesa del Made in Italy minacciato dalle importazioni vendute come italiane.
Obiettivo scoprire il "finto Made in Italy" trasportato sui camion e sui container in transito.
Decine i camion controllati con l’ausilio della Guardia di Finanza che hanno posto in essere verifiche di conformità e di corretta etichettatura. In particolare si è potuto verificare che alcune conserve in transito provenienti dalla Sicilia non riportassero alcuna indicazione circa l’origine della materia prima, sicuramente non italiana. A Salerno – spiega la Coldiretti –l’obiettivo degli allevatori e dei coltivatori sono le migliaia di tonnellate di prodotti ortofrutticoli e concentrato di pomodoro cinese che sbarcano in Italia a danno dei prodotti campani.
Attraverso il porto di Salerno, in particolare, giungono in Italia migliaia di tonnellate di prodotti ortofrutticoli e di concentrato di pomodoro cinese che giungono e altri prodotti destinati a finire in tavola senza alcuna informazione ai consumatori.
Pietro Caggiano- Presidente Coldiretti Salerno- nel denunciare che ancora oggi due mozzarelle su quattro non sono fatte con latte italiano ed una su quattro non è fatta neanche con latte, ma bensì con polvere e paste filate che provengono spesso dai paesi dell’Est Europa e che una bottiglia su due che troviamo sugli scaffali della GDO non contiene olio italiano, ma nascondendosi dietro blasonate marche commerciali contiene olio estero, spesso raffinato, tagliato e imbottigliato come italiano ha ribadito la necessita di garantire la trasparenza dell’origine con l’etichettatura obbligatoria. Sono oltre venti i milioni di Kg di ortofrutta che sono giunti nel solo periodo gennaio – luglio del 2010 al porto di Salerno, carciofi, patate, carote, meloni, limoni, mele, kiwi, uva, pesche, albicocche, fragole, nocciole, cocomeri, lattughe che oltrepassata la dogana di via Ligea diventano made in Italy con grandissimo danno alle imprese agricole salernitane. Non è solo una questione di prezzo, il consumatore deve poter riconoscere sullo scaffale l’identità dei prodotti che acquista, poi è libero di scegliere se comprare carciofi egiziani oppure di Paestum – ha sottolineato Caggiano. Tra l’altro è noto che giungono regolarmente a Salerno tonnellate di concentrato di pomodoro cinese utilizzato per la preparazione di conserve destinati ai mercati europei utilizzando la nostra effige tricolore. La risposta italiana NO OGM è una varietà senza organismi geneticamente modificati (Ogm), che vanta una concentrazione superiore del 50 per cento di licopene, un carotenoide di cui viene riconosciuto l’effetto antietà.nr
8 Luglio 2010
LA COLDIRETTI CAMPANA