Rafforzare gli strumenti per fare immediatamente chiarezza sul latte e i derivati importati, sulla loro provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato. L’impiego di latte congelato proveniente dalle bufale allevate in Brasile è un inganno per i consumatori e gli allevatori italiani se non viene indicato chiaramente in etichetta sulle mozzarelle messe in vendita. E’ quanto afferma la Coldiretti campana in riferimento all’importazione, a un ritmo di 170 tonnellate al mese, in Italia dal Brasile di latte di bufala congelato, da parte della fazenda Ilha Grande Investments che alleva bufali su un'estensione di 80 mila ettari in Brasile. Un progetto che prevede la consegna ad agosto di 20mila chili al giorno di latte di bufala in Campania.
“Quanto evidenziato dal Financial Time conferma e avvalora la necessità di accelerare sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e produttori italiani ed evitare effetti generalizzati provocati da eventuali allarmi sanitari provenienti dall’estero” - rilevano il presidente, Gennarino Masiello e il direttore, Prisco Sorbo della Coldiretti campana.
“Utilizzare il latte congelato non è vietato, ma impiegare quel latte per realizzare un prodotto spacciato tipico Made in Italy è un inganno per i consumatori e un doppio furto per l’agricoltura: da una parte un furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori” – specificano Masiello e Sorbo.
In attesa dell’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata latte utilizzato in tutte le mozzarelle, per garantirsi l’origine nazionale i consumatori possono acquistare mozzarella di bufala campana garantita dal marchio a denominazione di origine (Dop) ottenute sula base di uno specifico disciplinare approvato dall’Unione Europea. Dal 12 giugno 1996, la mozzarella di bufala campana - spiega la Coldiretti - ha ottenuto il riconoscimento del marchio a Denominazione di origine protetta (Dop) sulla base di un disciplinare che definisce i metodi di produzione e delimita l'area di provenienza nell'intero territorio delle province di Caserta e Salerno, nei comuni di Amorosi, Dugenta e Limatola in provincia di Benevento, e in quelli di Acerra, Giugliano, Pozzuoli, Qualiano, Arzano, Cardito, Frattamaggiore, Frattaminore e Mugnano di Napoli in provincia di Napoli, oltre che in alcuni comuni delle province di Frosinone, Latina, Roma, Foggia e Isernia. Con la certificazione comunitaria è stata riconosciuto da parte dell’Unione Europea il legame storico con il territorio e - conclude la Coldiretti - tutelato l’uso della denominazione nei confronti di prodotti di imitazione.
Dalle frontiere italiane – ricorda la Coldiretti - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. In Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Considerando una produzione nazionale di 10,9 miliardi di chili, la Coldiretti stima che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un kg di mozzarella “tarocca” occorrono 900 grammi di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg. Le stalle italiane peraltro sono le più controllate e ci sono circa 6000 veterinari contro i mille della Francia, con una media di un controllo ogni 5/6 giorni.
28 Luglio 2010
MOZZARELLE: COLDIRETTI, USO LATTE BUFALA DA BRASILE E’ INGANNO